mercoledì 27 marzo 2013

LO STUDIO E LA SINDROME DA BIBLIOTECA




Oh santo cielo. Gli esami, di nuovo. Non ci posso credere. Mi sembrava ieri l’ultimo disperato generale che ho dato, mi sono appisolato un secondo sul divano durante le prove libere del Gran Premio e sbam! È già ora di parzali. Eccheppalle però!! Che poi per queste cose io sono pessimo. Non so proprio organizzarmi o calendarizzare i miei impegni. Rimando, procrastino, posticipo. Poi arriva un momento, fateci caso, in cui si supera la “sottile linea d’ansia” e ci si rende conto di non aver fatto una bega fino a quel momento: voglio proprio vedere come le ripeti 18.487.534 pagine in cinque giorni, idiota. Mi odio. In quei momenti vorrei picchiarmi con un ferro da stiro. In questi casi le alternative sono due. O si va a dormire lungo i binari della stazione aspettando l’arrivo del direttissimo per Roma Ostiense in modo da assicurarsi una vita da tartare, oppure si va in biblioteca. Ora, io non tollero la biblioteca dell’università. Intanto perché tu ci arrivi, sotto periodo esami, e sembra un centro d’accoglienza per cittadini immigrati. Una bolgia incredibile. Secondo me della gente si mette in coda anche se non sa per quale motivo. Ho incontrato uno che credeva di essere in fila per entrare ad un rave, due che pensavano fosse la fila per il Katun e una dozzina di suore dirette a Medjugorje che avevano sbagliato strada. E va beh. Dopo un’ora e un quarto uno entra, a fatica trova un posto e inizia a studiare. Oddio, in realtà, appena entri scatta la “sindrome da biblioteca”. Ti guardi intorno e hai la sensazione incrollabile di essere quello che è più indietro nello studio, che ha studiato meno degli altri, che ha studiato peggio degli altri e che sa meno degli altri. Del resto è normale sentirsi un peto di lumaca, quando vedi gente intorno a te che ha addosso due dita di polvere e la sempre cara mi fu quest’erma gobba da studio. A fine giornata loro hanno letto due volte il libro, l’hanno riassunto, ne hanno ricavato un gruppo di slides, l’hanno recensito e hanno preso un caffè con l’autore, mentre tu hai appena finito di scegliere quali evidenziatori userai.

Che poi, il fatto che in biblioteca si studia di più è una credenza come quella del coniglio pasquale. Perché salvo tu non abbia le capacità di concentrazione e raccoglimento di un monaco tibetano, la biblioteca è il luogo delle diecimila distrazioni. Innanzitutto, appena sei in biblioteca, qualunque cosa diventa più interessante del libro che devi leggere. Inizi a guardarti le mani ( “ma ho sempre avuto l’indice a forma di wurstel?”), analizzi il funzionamento meccanico della tua penna, resti affascinato dalla forma strana del naso di quello davanti (“ ma quello ha dormito con una fresa da falegname sulla faccia per avere un naso così o a starnutito sopra il frullatore acceso?”). Tutto diventa fonte di infinita meraviglia. E poi, non fai a tempo a sederti che con cadenze regolari il tuo studio è interrotto alternativamente da una pausa caffè o da una pausa sigaretta, ogni volta con persone diverse. A fine giornata hai bevuto così tanti caffè da esser diventato nervoso come un campo minato e hai fumato così tante sigarette che il comune ti ha obbligato a circolare solo i giorni pari. E a domanda: "E con lo studio?" rispondi prontamente:
"E' al piano di sotto, ma mio padre lo sta ristrutturando, ci vorremmo ricavare una camera per gli ospiti.

I.N.T LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA


Nessun commento:

Posta un commento