martedì 26 maggio 2015

FAMMI UNA DOMANDA (PUBBLICA)


Io vi giuro ho provato a trattenermi.

Ho letto i commenti degli studenti, che ovviamente hanno il vaffanculo caricato a pallettoni.
Ho letto il comunicato ufficiale dell'Università, che faceva trapelare un certo imbarazzo, tipo quando ti squilla il telefono in modalità "Samba" ad un funerale .
Ho letto il commento dei giornali, straordinari trombettieri della verità moderata e imparziale (in Bocconi picchiamo anche le donne incinta e oriniamo nei lavandini se vi interessa).

Ma quello che mi ha distrutto è stato leggere i commenti dei lettori sulla rete. BE NO. Lì non sono più riuscito a trattenermi. 10 a 0. KO TECNICO. Cioè proprio vojo murì!! Mentre mi stavo lavando gli occhi con lo spazzolino per cancellare dalla retina ciò che ho letto, ho pensato di condividere un paio di rapide riflessioni.

Intanto ciò che è successo è una vergogna e direi che non ci piove. Una baracconata del genere non me la sarei aspettata mai. Cioè non riesco a decidere se è più incredibile che un professore a contratto spifferi le domande o se i geni della lampada abbiano denunciato l'accaduto DOPO l'esame!! 
Cioè capito? Mica prima, dopo!!!! Della serie, l'onestà in trentesimi (se mi va bene l'esame non dico nulla, se mi va male denuncio). 

Secondo aspetto. A pigliarlo nel cubo sono stati gli studenti onesti, che si sono visti annullare un esame per cui magari avevano studiato. Ma non è perfetto così? Gli onesti sono stati danneggiati per colpa dei disonesti. Come succede nella maggior parte delle istituzioni pubbliche! Non è meraviglioso?? Eliminata ogni forma di discriminazione tra la Bocconi e le altre Università: quando la merda capita, a pagare sono sempre gli onesti. Di che si incazzano quindi gli studenti delle università pubbliche?

Vince la maglia rosa del commento più banale sulla rete il "ma tanto si sa, alla Bocconi paghi e ti danno la laurea! Uno paga e passa!!!!". Ok, uno passa, ma a miglior vita. Perchè arrivato a fine di cinque anni di questa passeggiata di salute mi sembra che mi abbiano menato, sbucciato, frullato, spellato e passato in padella con una noce di burro. 
Obiettivamente il fatto che il badge si possa usare come carta di credito un po' può indurre in errore, lo ammetto. Ma purtroppo, amici rivoluzionari da hashtag, mai mi è capitato di veder compare delle lauree. Ma proprio neppure un esame in saldo.

"Dunque..tre caffè, due brioche, una spremuta...fanno 8 euro e 70"
"C'ho 10 euro"
"Va bene, ti do il resto..."
"No aspe..dammelo in parziali..però non quelli alla liquirizia che mi si attaccano al palato e non mi piacciono"

Anche il commento "Ma voi siete l'Università che ha sfornato Mario Monti e Sara Tommasi  #hodettotutto" devo dire mi ha commosso le mutande. Beh qui siamo al capolavoro. Al colpo di genio fatto 140 caratteri. 
La cosa è senza dubbio vera, ma bisogna riconoscere i meriti anche degli altri atenei.

Marcello Dell'Utri (condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato a 7 anni in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, ma annullato da Cassazione con rinvio) - laurea in giurisprudenza presso la Statale di Milano

Massimo d'Alema (finanziamento illecito accertato, prescritto) - frequenta la classe accademica di lettere e filosofia presso la Scuola Normale di Pisa

Silvio Berlusconi (vi devo scrivere tutto per davvero?) - laurea in giurisprudenza presso la Statale di Milano (per la Statale si mette malino)

Renato Farina (condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, patteggia una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar)  - laurea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore

Giorgio La Malfa (condannato per finanziamento illecito) - doppia laurea in giurisprudenza ed economia politica presso l'Università di Pavia e di Cambridge

Questi rappresentanti della classe politica hanno avuto tutti trascorsi più o meno turbolenti con la giustizia. Secondo logica, quindi, queste Università, in maggioranza pubbliche, fanno rabbia, tristezza e pietà oltre a sfornare pregiudicati? Ai posteri l'ardua sentenza.

E infine, un appello ai miei compagni di Università. 
Vi prego. Vi prego con tutto il cuore, evitate di commentare chi scrive su Facebook o Twitter. Perchè vi assicuro non serve ed anzi, leggendo il tenore delle vostre risposte, se non vi conoscessi, stareste sulle palle pure a me. 
Non serve sciorinare dati, statistiche, elenchi, citazioni e frizzi e lazzi. Davvero, è inutile, si passa per spocchiosetti primi della classe e irritanti come la rucola tra i denti.
Si perde del tempo a prendersela e non ce n'è motivo perchè, fondamentalmente, io sono molto di più dell'Università che frequento, dei voti che prendo e degli studi che faccio. 
Mi considero una persona ben più complessa, indipendentemente dall'ateneo che pago (tanto o poco) . Essere un cattivo o ottimo studente, essere responsabile, onesto, preparato, dipende solo in parte dalle scuole che frequento: una Università pubblica non sforna solo geni e una Università provata non sforna solo raccomandati (e viceversa). L'ambiente influisce, ma è la persona che fa sommamente la differenza.
Chi non lo capisce si qualifica coi suoi stessi commenti, destinato com'è a vivere una vita fatta a reparti come nei supermercati.


Quindi, davvero, se potete, evitate, lasciategli dire che ci si compra la laurea, perchè il tempo che sprecate a rispondere ad un idiota, quello si, non si ricompra più.  

lunedì 9 marzo 2015

9 MARZO: LA FESTA DEL DONNO



Dopo la festa della donna, io istituisco ufficialmente, forte del potere conferitomi dall’abbonamento di Paperinik fatto nel lontano 1998, la festa dell’uomo, o del donno, in data 9 Marzo. 

In una società che ha fatto di mister Grey il nuovo inarrivabile modello di fascino maschile è necessario ora più che mai proteggere il maschi dall’assalto di paradigmi socio-massonico-femministi, che mettono in dubbio alcuni valori portanti della nostra identità di genere, quali la pancetta etilica, la lanuggine nell’ombelico e la pipì in piedi a tavoletta abbassata.


Sembra che essere uomini ormai sia una pacchia. Sembra che essere uomo sia diventato il terno al Lotto, beccare il colpevole a Cluedo, trovare dieci euro che non ricordavi nelle tasche dei pantaloni. Beh care le mie donne non è così! 


NON E’ COSì!!


E io non ci sto. Io voglio gridare che essere uomo è difficile e fa schifo e mi verrebbe da piangere ma non posso che sono un uomo e poi in spogliatoio chissà cosa pensano di me.


Pertanto, ho deciso di elencare i motivi per cui al giorno d’oggi la vera vittima del sistema siamo noi, gli uomini e cosa rende l’essere uomo una sfida costante ogni giorno!

(Ho scritto solo 10 motivi perché devo ancora finire di stirare le camicette della mia fidanzata, che me le ha date all’ultimo e le vuol pronte per stasera.)

1. Gli uomini non hanno le tette, e se ce le hanno fanno senso. 

Ora voglio dire, avere addosso quell’optional incluso dalla nascita è una fortuna incontestabile. Non tanto per un fatto estetico (il redattore sbava sulla tastiera), ma per la sterminata varietà di usi che se ne possono fare: c’è chi le usa per fare amicizia, chi per trovare lavoro, che per reggere il libro a letto, chi le usa come porta-bibite, chi come schiaccianoci. 

E non è che potete dirmi “beh se le vuoi puoi fartele”. 
Immaginate lo sgomento di vedere un uomo, di circa ottanta chili, con la barba, e una quarta di seno soda e prorompente come il Taj Mahal (si perché avrei una quarta di seno va bene, sono un esoso, ma se devo proprio le voglio esagerate). 


2. Sono settimane che vado in palestra, 180 euri di iscrizione pagati sull’unghia, beveroni a pranzo, verduroni la sera, caconi in bagno, step, cyclette, pump, crunch, leg, stretching, e altre parole inglesi utilizzate per indicare “crampo debilitante” o “soluzione finale” in base alla frase in cui sono inserite e manco una palpatina di stima in bus, una sclacsonata di approvazione, un fischio di incitamento. 

Macchè. 

Zero. 

Ignorato. 

Sarà la quarta di cui sopra che rema contro…prossimo mese mi faccio ‘na quinta.

3. Io faccio outing una volta per tutte: io non so parcheggiare. 

Sono proprio una sega mancina nel parcheggio. 
La posizionerei meglio se la parcheggiassi lanciandola da un aereo. E questo mi pone in balia del pubblico ludibrio, che essendo uomo è decuplicato dalla disapprovazione dell’intera società. 

No, io sono un uomo e rivendico il diritto di parcheggiare come Stevie Wonder.

4. Alle donne può piacere ogni tipo di musica o di cantante. 
All’uomo no. 
Se ad una donna piacciono i Nirvana: “wow alternativa, mmm, affascinante e sensibile”. 
Se le piace Guccini: “ah la tipa impegnata, studiosa intelligente idealista”. 
Se le piacciono gli ACDC: “trasgressiva e ribelle”. 

Se ad un uomo piace Alghero di Giuni Russo: “che, te piacciono i neri?”.

5. Essendo uomo mi è praticamente impossibile salire su una nave da crociera, poiché so che in caso di incidente non avrei scampo. 

Avendo più di vent’anni e vivendo in un paese dove un cinquantenne è ancora giovane, beh, se ci centra un iceberg “ALLE SCIALUPPE! TUTTI ALLE SCIALUPPE, FATE SALIRE PRIMA DONNE BAMBINI E ANZIANI”, della serie ci vediamo vado a fare due bracciate così mi scaldo.

6. Le donne non fanno le puzze. 

Sembra una stupidaggine, ma di tutte le donne che conosco solo una percentuale minima fa le puzze. 

Invece l’uomo deve domare non un intestino, ma un battello a vapore, un geyser del Parco di Yellowstone. Il che è un problema se hai una vita sociale fatta di interazioni umane. Questo ti costringe a vivere perennemente sul chi vive, pronto a rispedire i gas serra da dove sono venuti. 

Che se uno ci pensa è come chiudere una pentola a pressione con un mignolo.

7. L’uomo deve essere uomo e fare l’uomo. 

E se non fai i lavori di casa sei un mezzo uomo. 
Se non apri manco i barattoli sei l’equivalente umano, per dignità domestica, dello straccio di panno dove si lasciano le scarpe bagnate quando fuori piove. 

Io sono il perfetto uomo Fai da Te. 
Nel senso, che se mi chiedi di montare una mensola, appendere un quadro, riparare una seggiola, il mio approccio al problema è sempre quello: Fai da Te, che è meglio.  
Sono talmente inetto con i lavori manuali, che a volte dopo che ho finito di allacciarmi le scarpe, mi rendo conto di non averci messo i piedi. 

Questo condanna me ad essere sessualmente meno appetibile e la mia compagna a cercare partner che le mostrino la loro maestria con la chiave del 22.

8. Le donne possono entrare in ogni locale spesso a prezzo ribassato od addirittura gratis. Gli uomini, invece, per entrare devono sempre pagare. Talvolta anche nelle donne stesse.


9. Le donne non sono tenute a conoscere o essere forti negli sport. 

Da bambino, avendo ogni parte di me esattamente equidistante dall’ombelico negli sport ero fondamentalmente un pacco per i miei compagni. 

Sembravo un piccolo giocatore in quota Unitalsi. 
E visto che i bambini non sono altro che perfide scimmie glabre, ho subito un’emarginazione totale. Senza appello. E per un bambino, essere l’ultimo ad essere scelto nei giochi di squadra, anche dopo Roberto, il bidello focomelico dell’istituto, ti uccide. Perché poi le bambine mica ti guardano se sei forte in matematica o se sai tutta la Cavallina storna. Mica fanno il tifo quando ripeti il paradigma di fero. 

Porco boia. 

E se alla domanda “ma te per che squadra tifi?” rispondi, “ma guarda, non mi piace il calcio”, che agli occhi di chi ti ascolta è come dire “Tengo per la Nazionale Cantanti. Abbiamo una media reti bassina, ma quello che conta è che vinca la solidarietà”.


10. Amare significa non dover mai dire mi dispiace..se sei una donna. 

Perché nella discussione media l’uomo ha torto praticamente sempre. 
O meglio se tu hai ragione lei generalmente non ha torto. 

Se invece lei ha ragione, allora è Cassazione. Tribunale militare. 

Perchè fondamentalmente il Buon Signore ci ha fatto il dispetto di dare alle donne una memoria granitica, da stratificazione geologica e all’uomo l’ampiezza RAM di un cucciolo di labrador appena svezzato. Quindi loro quando litigano riesumano episodi e frasi dette diversi anni prima che i tuoi genitori si conoscessero biblicamente, mentre tu è già un miracolo se sei riuscito anche oggi a ricordarti l’indirizzo di casa. 

E poi comunque ogni discussione presenta sempre l’eccezione preliminare “si ma tu non mi capisci”, il che ti da l’impressione di aver discusso con un’opera di arte contemporanea. 
E lì il discorso poi termina, perché se non capisci, cosa puoi mai dire..che è un po’ come dire “si ma è inutile che ribatti perché hai l’alitosi”. Cosa che non muove di un millimetro il merito della conversazione, ma ti annulla come uomo e come oratore.

Queste sono le ragioni di una necessaria tutela dell’uomo e l’elenco potrebbe essere ancora lungo. 

Ma credo che il motivo principale per cui l’uomo va difeso più della donna è che la donna ha un’abilità di cui l’uomo è sprovvisto e che io personalmente invidio moltissimo. 
L’uomo quante cose al mondo può fare? Costruire, inventare come recitava un noto jingle, ma è solo della donna il salvare. 

Solo la donna salva, come una scialuppa, come un rifugio durante una tormenta. 

L’uomo aiuta, ma la donna, quella giusta, salva, anche da te stesso quando serve. E lo fa naturalmente come se avesse una innata capacità di vedere in mezzo all’inferno cosa non è inferno, e dargli spazio. 

Perché se l’uomo è metà della mela, la donna è inevitabilmente la tre quarti. E non importa chi essa sia, se la mamma, la moglie, la fidanzata, l'amica, la sorella, la cugina, la zia: una donna al tuo fianco, sempre che sia quella giusta, è come il l’odore di pioggia durante la canicola.

venerdì 20 febbraio 2015

A VOLTE RITORNANO (INTOLLERANTI)





Mi ero ripromesso di smettere.

Come quelli che smettono di comprare la Nutella per evitare la tentazione, o che a tavola solo pane integrale che non ingrassa e regola l’intestino (a me personalmente fa fare delle puzze allo Zyklon b che potrebbero essermi sanzionate dal tribunale dell’Aia).

Avevo deciso di farmi tollerante.

La vita è così piena di armonia che essere intollerante è una mancanza di rispetto nei confronti del Tutto. Perché alla fine l’intolleranza sta negli occhi di chi si incazza. E io devo guardare il mondo con occhi nuovi, con rinnovata speranza, con la serena imperturbabilità di Gandhi.

Poi è venuto fuori il bastone allungabile per farsi i selfie e in più ho realizzato che a forza di non violenza a Gandhi gli hanno sparato.

Vorrei esprimere un concetto semplice.
Una faccia di culo, anche se fotografata da distante, resta una faccia di culo, solo con più sfondo. È imbarazzante davvero vedere come la gente non lo capisca. Chiese, musei, piazze invasi da frotte di minus habens che passano tutto il tempo con sta canna da pesca a cercare l’angolazione migliore per fotografarsi davanti alla qualunque.

Immaginate il caos che si è scatenato tra i turisti, abituati com’erano a seguire l’ombrellino per non perdere il gruppo vacanze “Terre e Sapori”. Comitive intere di cinesi sparite perché da bravi, tutti in fila, si son messi a seguire una coppia di serial selfier in vacanza a Bari Vecchia (che mi direte chi cazzo va in vacanza a Bari Vecchia? e io vi risponderei, ma chi cazzo se la compra la canna da selfie?).

Che poi le vostre foto vicine o lontane la gente le caga come i venticinque secondi di pubblicità prima dei video di Youtube. E lo stesso lo vorrei dire ai fan della GoPro. Madonna, Dio, beati martiri, santi e dominazioni. La GoPro. Io vorrei capire. Bisogna che mi date una mano.

Ci si attacca sto cazzicchio sul casco, e poi?

Si filma.

Bene, e poi?

Si taglia. 

Poi? 

Si monta.

Ottimo, e poi?

Si riguarda.

.
.
.

Si riguarda??? Si riguarda?? Ma chi cazzo si riguarda cosa?? Ma lo sapete che i video della GoPro sono le diapositive 2.0? 

Quelle che si guardavano col proiettore, a fine cena, di un cazzo di viaggio in Egitto della zia sola ma ancora piacente (dice lei) sopra un cammello cachettico, sotto il cartonato cafone dei faraoni ad Abu Simbel, nel suk a prendere il tè (Lipton) del deserto coi nomadi veri come i centurioni sotto al Colosseo o durante la serata araba in mezzo a ballerine di danza del ventre con evidenti disordini alimentari. 

Quelle robe lì, che si guardavano in penombra, con i parenti fintamente interessati, che per sconfiggere la ciecagna si infilzavano il palmo della mano con il coltello da pesce. Roba da deprivazione sensoriale che neanche i visoni da pelliccia. La gente non se li caga i vostri video, gli stanno sul culo, piuttosto mandami una cartolina che preferisco. 



Per rimanere in tema di minus habens non posso esimermi, in questo mio ritorno di intolleranza, dal parlare di due cose in particolare: i tifosi olandesi e l’ISIS , che è un po’ come parlare degli scienziati del CERN e della Filarmonica di Vienna.

Sui primi vorrei dire che non capisco perché un deve andare in trasferta per rompere i coglioni.

Veramente non ce n’è bisogno.

Se poi volevate distruggere Roma, siete arrivati tardi, le elezioni a sindaco si sono già tenute, ma ripresentatevi alla prossima tornata, che il programma elettorale ha dei numeri.

Tra l’altro l’Olanda ha già dichiarato che non pagherà i danni a Piazza di Spagna. 
Della serie, dopo che avete pisciato sulla Barcaccia cagateci pure in testa. 

Marino, che è uomo tutto d’un pezzo (di cosa non è chiaro) si è impuntato e con voce chiara e ferma, senza timore, penso si sia pure scusato per il disturbo. A questo punto proporrei una spedizione punitiva ad Amsterdam per andare a fottergli tutte le biciclette, poi le rivendiamo in Romania e così la Barcaccia la facciamo diventare panfilo.

Per quanto riguarda l’ISIS, che minaccia di invadere Roma, faccio una premessa. Per arrivarci, l’esercito dello Stato Islamico (risate di sottofondo) deve, nell’ordine: sbarcare in Sicilia, attraversare la Calabria, saltare la Basilicata, percorrere la Campania.

Ora, non è per dire, ma non sanno esattamente contro chi si stanno mettendo. Si perché vedete, per ipotesi, il buon Genny ‘a Carogna come la prenderebbe l’eventuale invasione degli hipster dell’Islam?
Si, perché in quelle zone lì, diciamo che può capitare di incontrare seri professionisti che hanno il senso dell’umorismo di un autobomba e va bene tutto, ma se poi scassi la circonvallazione della coppola della minchia, di te, amico terrorista, ci resta il turbante. 


Secondariamente pensavo che le soluzioni creative sono spesso le più semplici. 

Il ritorno di Roma-Feyenoord organizziamolo ad Al-Raqqa, la capitale del suddetto Stato Islamico (te-tum chaaa). Svendiamo i biglietti. Organizziamo tour, pullman, barconi. E poi, che vinca il migliore.