Io non tollero quelli che ti
parlano alle spalle. Tutti noi abbiamo almeno un amico, un conoscente, una
persona, che sappiamo parlare alle spalle degli altri. Sono tipo come i
pappagalli dei pirati. Ti stanno sulla spalla e ti fanno compagnia, ma intanto
ti cagano lungo la schiena. Sono davvero persone insopportabili. Torbidi e
maligni come le pozzanghere sui cigli delle strade quando passano le
automobili. Infidi come il gradino che ti aspetti salendo le scale, ma che in
realtà non c’è, e che ti fa mettere un piede in fallo e ti sdraia a pelle di
vacca texana sul pavimento. Sono quelli che “no tesoro guarda stai benissimo,
il ciclamino è proprio il tuo colore. Poi abbinato a queste panta dorate sei la
fine del mondo” e poi dietro “cioè ma l’hai vista quella?! Ma si veste con la
catapulta o ha addosso quella roba perché ha perso una scommessa?? Cercano per
caso personale al circo Togni e stai andando ad un colloquio?”.
O magari “no guarda, ma ti pare,
son tutte voci, non dargli retta. Io lo so che sei una ragazza seria e
profonda. Lo so io e se ne accorgeranno anche loro!!” e però pensa “sese bella,
sei profonda come il pozzo dei desideri, maiala! Che hai visto più piselli tu
che la zuppa del Casale della Findus! Che c’ha più corna il tuo ragazzo che un
negozio di trofei di caccia!!”. Il problema è che tutto questo a te non lo
dice, che magari un bel gavettone di realtà ti farebbe bene, ma chiaramente non
perde occasione per dare la sua vera versione delle cose. E quando tu lo vieni
a sapere è come scendere in picchiata dalle torri gemelle di Mirabilandia. Ci
resti. Cominci, allora a fare la conta di tutte le cose che ti ha detto e non
ti ha detto e non riesci a tenerne il conto. E magari, capito, tu gli hai
raccontato le peggio cose della tua vita ( dalla mano lunga di zio Adalberto,
che sarà stato anche cieco, ma andava sempre a colpo sicuro, fino a quella
volta che per scommessa, da ubriaco hai intinto il cornetto nell’acquetta
salmastra del vespasiano di un autogrill). Se pensi poi a quanti ha raccontato gli affari tuoi, ti viene voglia di volare a Casablanca, cambiare nome faccia, sesso,
razza, comprare una bara, scavarti una fossa, organizzare il tuo funerale e poi
spararti.
La cosa ideale sarebbe, in
realtà, la vendetta. Un bell’occhio per occhio come andava una volta. Andare in
giro a raccontare tutte le oscene meschinità e le disgustose bassezze di
quell’orrida scoreggia di lumaca. Puoi anche cominciare, ma ben presto ti
arrendi, perché ti rendi conto che non puoi farcela. È fisicamente impossibile,
infatti, parlare alle spalle di una persona che ha la faccia come il culo.
Tecnicamente, gli sei sempre di fronte.
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