Il 5 Novembre scorso si è tenuto il Bocconi and Jobs day. E mi viene da dire che benessere. È l'evento, per chi non lo sapesse, che permette agli studenti di incontrare i rappresentanti di varie aziende, lasciare il proprio CV, baciare la pantofola papale e magari mendicare un internship (stage non si dice più dal 2007, perdenti!). Centinaia di studenti si ritrovano così a vagare per delle ore, spaesati, ripetendo sempre le stesse cose (la maggior parte delle quali balle) e sentendosi rispondere sempre le stesse cose. Ma uno ci deve essere, sempre se sei maschio Loden, hai la pretesa di accoppiarti con una donna Louboutin e darti da fare per il tuo radioso futuro tra amministrazione creativa, gestione burlona e finanza unpo’comecazzocipare. In caso contrario la considerazione che devi avere di te è paragonabile a quella di cui gode la tignola della farina. Tuttavia non è facile approcciarsi ad un evento del genere e neppure capirne gli aspetti più rilevanti.
Ecco la rapida guida postuma al Bocconi and Jobs (postuma ovviamente per la sbornia).
1.
Al B&J chi va per fare un giro si veste come
capita, chi deve lasciare il curriculum ha obbligatoriamente la giacca. Anzi puoi
capire quanto hanno bisogni dello stage dalla progressione del vestiario: si va
dalla giacca con le toppe di chi “vado mi informo, ma senza impegno”, alla
giacca scura con camica bianca aperta di quello che “ho già un mezzo accordo
con un’azienda ma vediamo se riesco a trovare l’occasionissima”, per finire con
frac-camicia di lino-cravatta Regimental- doppiopetto-gemelli di
madreperla-scarpa laccata di chi “vi prego prendetemi a fare uno stage anche
come phon asciugamano da toilette altrimenti non mi laureo e mi tocca subaffittarmi il sedere per pagare
la retta del semestre”.
2.
Puoi parlare con chi vuoi, dare in giro tutti i
curricula che vuoi (che per la cronaca sarebbe meglio stampare già su carta da
kleenex), ma tanto alla fine “guarda comunque tu vai sul sito, sezione careers
e mandaci l’application”. Ti ci vorranno circa tredici colloqui di questo tipo
per farti venire il sospetto che quest’application non si scarica da iTunes e
non serve l’aggiornamento ad iOs 7.
3.
Quelli della Credit Suisse hanno le mentine più
buone.
4.
Se sei del secondo anno ti dicono che cercano
persone del terzo. Se sei del terzo, in realtà sarebbe meglio tu fossi
laureato. Se sei laureato, magari aspetta di finire la specialistica. Se sei
specializzato, occorrono persone con già qualche esperienza. Se sei
plurilaureato, specializzato, masterizzato, tutor, assistente, professore di
ruolo, dean della facoltà, in realtà loro sono lì per caso, non sono neanche di
Milano, hanno già mandato via gli altri Testimoni di Geova che son venuti proprio
ieri e ti hanno fermato solo per chiederti dov'è il bagno.
5.
Non raccontare balle perché ti sgamano. È inutile
che gli dici che parli correntemente nove lingue di cui tre neolatine, quattro
orientali e due lingue morte, che hai esperienza di scambio e didattica all’estero,
in particolare della zona centro-nord-sud americana, che per te la varianza è
una danza che si balla nella latitanza e che hai sostituito i comandi di Fifa
sulla Xbox con option-call-put-plain vanilla(per crossare) se poi ti presenti
con lo zainetto dell’Invicta. Lo sanno che racconti balle. Almeno non essere
patetico.
6.
La gente va lì per dare il curriculum, ma si
consola col gadget. Anzi, ad un certo punto la ricerca dell’internship naufraga
diventando una puntata di “Accumulatori seriali” degna di Real time.
7.
(corollario) il settanta per cento della gente
che è lì lo fa solo per i gadgets.
8.
(corollario) la competizione per il gadget è
furibonda.
9.
(corollario) mentine, cioccolatini, caramelle,
gomme da masticare non valgono gadget.
10.
(corollario) molti gadgets, molto onore.
ecco un chiaro esempio di quanto vi sto dicendo circa la legge del gadget e i suoi corollari |
11.
Se arrivi in ritardo, l’unico gadget con cui
puoi sperare di tornare a casa è la matita in simil-legno fatta con la plastica
riciclata. Molle. Ideale per chi soffre di artrosi precoce.
12.
Gli stands dove c’è più fila sono quelli delle
marche di trucchi/vestiti o quelli di prodotti sportivi/case automobilistiche
(i cervelloni li evitano). Da quelli finanziari non puoi andartene prima di
aver firmato per un fondo comune di investimento aperto non armonizzato
(eh????!?!).
13.
I più tristi sono quelli che pur di lasciare il
curriculum e fare bella figura fingono spudoratamente di conoscere, amare e
voler congiungersi carnalmente con l’amministratore dell’azienda per cui sono
fermi allo stand (“no guardi le giuro il suo marchio è davvero un’ispirazione. Sia
sul piano aziendale che sul piano di immagine. Poi io i vostri prodotti li ho
sempre usati sempre. Cioè per me P&G è un must. Voglio dire ha presente
quando avete fatto uscire quel cappellino beige con il pelo e i paraorecchie? Io
l’ho comprato subito. Che poi si sa P&G è made in Italy, vuol dire
eleganza. Che quando è successa quella cosa col sindaco Pisapia per l’evasione
fiscale io ero con vuoi. Si figuri poi che è tre anni di fila che vado al Gay
Pride a Roma”……no guarda forse ti confondi….)
14.
Stampate i curricula su carta riciclata. Anche quello,
a suo modo, è pensare al futuro.
Nessun commento:
Posta un commento