mercoledì 6 novembre 2013

GUIDA RAPIDA E POSTUMA AL BOCCONI&JOBS


 Il 5 Novembre scorso si è tenuto il Bocconi and Jobs day. E mi viene da dire che benessere. È l'evento, per chi non lo sapesse, che permette agli studenti di incontrare i rappresentanti di varie aziende, lasciare il proprio CV, baciare la pantofola papale e magari mendicare un internship (stage non si dice più dal 2007, perdenti!). Centinaia di studenti si ritrovano così a vagare per delle ore, spaesati, ripetendo sempre le stesse cose (la maggior parte delle quali balle) e sentendosi rispondere sempre le stesse cose. Ma uno ci deve essere, sempre se sei maschio Loden, hai la pretesa di accoppiarti con una donna Louboutin e darti da fare per il tuo radioso futuro tra amministrazione creativa, gestione burlona e finanza unpo’comecazzocipare. In caso contrario la considerazione che devi avere di te è paragonabile a quella di cui gode la tignola della farina. Tuttavia non è facile approcciarsi ad un evento del genere e neppure capirne gli aspetti più rilevanti.
 Ecco la rapida guida postuma al Bocconi and Jobs (postuma ovviamente per la sbornia).

1.       Al B&J chi va per fare un giro si veste come capita, chi deve lasciare il curriculum ha obbligatoriamente la giacca. Anzi puoi capire quanto hanno bisogni dello stage dalla progressione del vestiario: si va dalla giacca con le toppe di chi “vado mi informo, ma senza impegno”, alla giacca scura con camica bianca aperta di quello che “ho già un mezzo accordo con un’azienda ma vediamo se riesco a trovare l’occasionissima”, per finire con frac-camicia di lino-cravatta Regimental- doppiopetto-gemelli di madreperla-scarpa laccata di chi “vi prego prendetemi a fare uno stage anche come phon asciugamano da toilette altrimenti non mi laureo e mi tocca subaffittarmi il sedere per pagare la retta del semestre”.
2.       Puoi parlare con chi vuoi, dare in giro tutti i curricula che vuoi (che per la cronaca sarebbe meglio stampare già su carta da kleenex), ma tanto alla fine “guarda comunque tu vai sul sito, sezione careers e mandaci l’application”. Ti ci vorranno circa tredici colloqui di questo tipo per farti venire il sospetto che quest’application non si scarica da iTunes e non serve l’aggiornamento ad iOs 7.
3.       Quelli della Credit Suisse hanno le mentine più buone.
4.       Se sei del secondo anno ti dicono che cercano persone del terzo. Se sei del terzo, in realtà sarebbe meglio tu fossi laureato. Se sei laureato, magari aspetta di finire la specialistica. Se sei specializzato, occorrono persone con già qualche esperienza. Se sei plurilaureato, specializzato, masterizzato, tutor, assistente, professore di ruolo, dean della facoltà, in realtà loro sono lì per caso, non sono neanche di Milano, hanno già mandato via gli altri Testimoni di Geova che son venuti proprio ieri e ti hanno fermato solo per chiederti dov'è il bagno.
5.       Non raccontare balle perché ti sgamano. È inutile che gli dici che parli correntemente nove lingue di cui tre neolatine, quattro orientali e due lingue morte, che hai esperienza di scambio e didattica all’estero, in particolare della zona centro-nord-sud americana, che per te la varianza è una danza che si balla nella latitanza e che hai sostituito i comandi di Fifa sulla Xbox con option-call-put-plain vanilla(per crossare) se poi ti presenti con lo zainetto dell’Invicta. Lo sanno che racconti balle. Almeno non essere patetico.
6.       La gente va lì per dare il curriculum, ma si consola col gadget. Anzi, ad un certo punto la ricerca dell’internship naufraga diventando una puntata di “Accumulatori seriali” degna di Real time.
7.       (corollario) il settanta per cento della gente che è lì lo fa solo per i gadgets.
8.       (corollario) la competizione per il gadget è furibonda.
9.       (corollario) mentine, cioccolatini, caramelle, gomme da masticare non valgono gadget.
10.   (corollario) molti gadgets, molto onore.
ecco un chiaro esempio di quanto vi sto dicendo circa la legge del gadget e i suoi corollari

11.   Se arrivi in ritardo, l’unico gadget con cui puoi sperare di tornare a casa è la matita in simil-legno fatta con la plastica riciclata. Molle. Ideale per chi soffre di artrosi precoce.
12.   Gli stands dove c’è più fila sono quelli delle marche di trucchi/vestiti o quelli di prodotti sportivi/case automobilistiche (i cervelloni li evitano). Da quelli finanziari non puoi andartene prima di aver firmato per un fondo comune di investimento aperto non armonizzato (eh????!?!).
13.   I più tristi sono quelli che pur di lasciare il curriculum e fare bella figura fingono spudoratamente di conoscere, amare e voler congiungersi carnalmente con l’amministratore dell’azienda per cui sono fermi allo stand (“no guardi le giuro il suo marchio è davvero un’ispirazione. Sia sul piano aziendale che sul piano di immagine. Poi io i vostri prodotti li ho sempre usati sempre. Cioè per me P&G è un must. Voglio dire ha presente quando avete fatto uscire quel cappellino beige con il pelo e i paraorecchie? Io l’ho comprato subito. Che poi si sa P&G è made in Italy, vuol dire eleganza. Che quando è successa quella cosa col sindaco Pisapia per l’evasione fiscale io ero con vuoi. Si figuri poi che è tre anni di fila che vado al Gay Pride a Roma”……no guarda forse ti confondi….)

14.   Stampate i curricula su carta riciclata. Anche quello, a suo modo, è pensare al futuro.

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