lunedì 14 ottobre 2013

DIECI CATEGORIE DI PASSEGGERO CHE MAI VORRESTI VICINO



Scrivo questo post in un momento di grave difficoltà d’animo. È lunedì mattina, e già partiamo male. Piove, come tutti i lunedì incattiviti di autunno. E quando il lunedì piove, hai l’impressione che a pisciarti addosso sia la settimana tutta intera. Male male. Sono in treno. Questo dice praticamente tutto. Ovviamente il treno in questione è un regionale veloce (grazie Trenitalia per la raffinata ironia) che puzza di piscio, sudore e paura. Oggi visto che piove, alle note acidule di ascella ancora assopita, si aggiunge un intenso odore di cane bagnato. Mi è molto difficile in momenti come questo non desiderare un deragliamento coi fiocchi. O una bella bomba carta nel bagno del treno. Non solo per il treno in se, che ovviamente viola diversi requisiti fissati dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo, ma soprattutto per i miei compagni di viaggio, una di quelle fette di umanità da colite ulcerosa. Perché “l’inferno sono gli altri” come diceva Sartre. Figurarsi di lunedì mattina

1.       IL CENTRALINO. Il centralino è una piaga da decubito. È quello che appena poggia il sedere nel vagone riceve o fa una telefonata che dura fatalmente tutto il viaggio. Sei ore e quaranta di conversazione senza scatto alla risposta. Ma che cazzo hai da dire per tutto quel tempo!? E soprattutto, a chi!? Si parte dal tempo, per passare alla famiglia, gli amici, la serata trascorsa, i morti, la settimana che viene, la crisi in Medio Oriente, l’acquisizione della Telecom, il mistero della transustanziazione del corpo di Cristo, passando per l’ultima giornata di campionato e i risultati della rettoscopia. E tu preghi disperatamente per avere una galleria. Invece niente, assistito da una copertura campo da Radio Maria, il centralino non molla un momento, alzando se possibile la voce e diminuendo le pause per la respirazione. Il peggio è quando, però, ad essere al telefono è uno straniero, che parla nella sua lingua madre. Oggi c’era di fianco a me una cinese che ha parlato, penso, dell’intera dinastia imperiale, ovviamente in mandarino. Sceso alla stazione ho fatto immediatamente un esamino di certificazione C2 di lingua che fa tanto curriculum.

2.       LA PROLE. Come sono belli i bambini. Già. Solo se salgono su altri treni però. Perché se salgono sul tuo, nel tuo stesso scompartimento, l’istinto di continuazione della specie viene azzerato. I piccoli bastardi, infatti, sono metodici. Srotolano, nel giro di un paio d’ore, tutte le ottave di cui madre natura li ha muniti. E così iniziano a piangere al fischio del capotreno e smettono quando finalmente scendi in stazione con le stimmate alle orecchie. Signora, porca vacca incinta, ma suo figlio è posseduto o ha ingoiato un antifurto? All’inizio tu li guardi e sorridi benevolo, così piccoli, candidi, indifesi. Alla fine sono angeli con i lacrimoni e un piantino è adorabile. Col passare del tempo cominci a chiederti qual è la velocità massima che può raggiungere un passeggino lanciato fuori da un treno in corsa, o se fai ancora in tempo ad iscriverti a quel corso di tiro al piattello che fanno vicino casa tua. Finisci col pensare che la decima piaga d’Egitto era roba da principianti (che era quella dove muoiono i primogeniti, ndr).

3.       DITTA TRASLOCHI SU ROTAIA. Sono quelle (si quelle, perché sono sempre fatalmente donne) che partono con otto valigie, cinque borse, quattro zaini, tre marsupi, due tracolle e un baule da viaggio stile Luigi XIII, sei cappelliere e una voliera. Cinquantadue chili di femmina per un totale di sette tonnellate e mezzo di merce. Roba da trasferimento abitativo di terremotati. Ovviamente la poverina arriva trafelata e il minimo che possiate fare è darle una mano; se non fosse che la pulzella non vi ha comunicato di fare come mestiere l’occultatore di cadaveri per la mafia, che ha riposto, affettati, dentro i bagagli. La conseguenza è un’ernia grande come il cranio di una scimmia e una tachicardia ventricolare da corridore di triathlon sovrappeso. Il problema è che tutta quella fiera di valige non starà mai tutta fisicamente nei ripiani sopra i posti a sedere. Questo ti costringere a fare un viaggio da contorsionista ungherese visto che i restanti bagagli vengono disposti tra i passeggeri. E così dovrai viaggiare con una gamba in spalla, un gomito in bocca, su un piede solo, seduto sul bracciolo. Se passa Gino Strada è capace che vi scelga come testimonial fotografico della campagna contro le mine antiuomo. Sennò, male che vada, ho sentito che al Circo Togni assumono.

4.       IL MUSCHIATO. Ora io mi chiedo se in giro vendano delle camicie pre-sudate, già con la pezza incorporata, magari in un sacchettino a parte come si fa coi bottoni di ricambio. Perché è umanamente impossibile puzzare già alle 8 e venti di una mattina di ordinaria follia. Porca miseria, o abiti in un peschereccio o sei sonnambulo e hai dormito tutta la notte su un tapis roullant acceso. Tu lo vedi il muschiato, o meglio lo senti. Lo identifichi per il fatto che alzando un braccio è in grado di far appannare i finestrini. Dall’esterno. Il primo istinto è di scappare più lontano che puoi, andare dall’altra parte della banchina. Ma è inutile. Per un misterioso e maligno gioco di scatole cinesi, ti troverai costretto in un tramezzo, tra la carrozza sette e la carrozza otto, stipata come l’intestino di un occluso, a distanze illegali da quest’ultimo e soprattutto dalla sua ascella allucinogena. Dopo aver scambiato il controllore dei biglietti per una visitazione mariana, a causa dei miasmi corporali, perdi i sensi inevitabilmente. Ti svegli alla stazione termini, mentre l’addetto delle pulizie colombiano ti sta derubando.

5.       IL JUKEBOX. La mattina presto non assomiglia per niente ad una delle Quattro Stagioni di Vivaldi. La mattina presto assomiglia più a Guantanamo. Ora, che musica possono mai passare a Guantanamo? Certamente musica di merda, che è  quella che ascolta il passeggero di fianco a voi. Armato di due amplificatori da 1000 watt a padiglione, sguinzaglia tutta la libreria del suo ipod addosso a te, che provi a dormire su sedili comodi come trappole per topi. In base alla giornata, al tipo, e alla tua personale buona stella, si può andare dal death metal, al tecno trash, passando per il neomelodico remix. Il volume delle cuffie è così alto che ti vibrano persino i pensieri. La musica ti azzanna nel dormiveglia come un cane in calore, ma di quelli grossi. In momenti come questo ci vorrebbe un amico. Magari Mike Tyson. Magari con molto appetito.

LUNEDI PROSSIMO LE ULTIME CINQUE CATEGORIE. BUON VIAGGIO!

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