E' morto Gabriel
Garcia Marquez. E' una cosa molto triste la morte di uno scrittore, perchè, al
di là di tutto, il mondo ha sempre, disperatamente bisogno di storie da
ascoltare. Personalmente oggi mi sento più povero. Vorrei però precisare una
cosa: io odio, con tutto me stesso i coccodrilli
di Facebook, che lo salutano con una citazione brutta orrenda o con frasi così inutili ed artificiali da sembrare le modalità di applicazione scritte dietro il flacone del balsamo. A caccia di un like, di un commento, o magari solo per dimostrare di avere una cultura letteraria importante (poi vai a vedere su Wikipedia e, guarda caso, la frase scelta è la prima citazione riportata sulla pagina).
Quello che
chiedo a questi cyber-becchini è di avere pietà dei morti. Di evitare
manifestazioni esibizioniste di un lutto presunto. Volete ricordarlo come si
deve? Spegnete tutto e andatevi a comprare uno dei suoi libri che magari non
conoscete. Oppure, nell’intimo di camera vostra, recuperate un passo di una
delle sue opere, non il vostro preferito, che di solito fa schifo,ma uno a caso.
Una pagina, un capoverso. Al massimo dieci righe. E leggetelo e tenetelo per voi, lasciate che vi pervada, come la pioggia d'estate, improvvisa, durante una passeggiata. Abbiate pietà.
Un ultima cosa.
Vi prego, davvero, in ginocchio, non
salutatelo su Facebook. Non ce n’è bisogno. Spero che almeno in Paradiso, o
dovunque egli sia ora, non arrivino le notifiche, o per lo meno non abbia tempo
né tantomeno voglia di leggerle, nonostante la rete wireless prenda da Dio.
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