sabato 8 febbraio 2014

IL LAMENTO DI UN UOMO CON LA PANZA

(esempio di inevitabile imbolsimento, tratto da www.spetteguless.it)



Anche questa sessione di esami è finita, lasciando un vuoto e una stanchezza da lavanda gastrica. Mi è rimasto più o meno quel sapore in bocca, di succo gastrico, risotto alla milanese e colazione. Che bella immagine eh? Però è la verità. E per la mia media questa sessione è stata paragonabile ad un’aggressione di un criminale tossicodipendente nelle periferie di Bucarest. Dopo una settimana di regressione animale, essendomi accorto del degrado corporale raggiunto, mi sono andato a fare la doccia, che lo scarso utilizzo in queste settimane, coniugato alla durezza dell’acqua milanese, che più che acqua, da questo punto di vista, sembra ghiaia, avevano reso simile alle Grotte di Frasassi. Dopo aver costretto alla fuga una comitiva di asiatici che si stavano facendo le foto sotto la cornetta della suddetta doccia, mi ci sono messo sotto e giù di raschia e sapone. È stato come togliere la corteccia ad un albero. Completata l’abluzione, sono uscito in accappatoio, mi sono asciugato e ho dato un’occhiata distratta allo specchio accanto a me. E lì ho avuto l’epifania del porca vacca. Non è un bel momento quando succede nella vita di un uomo (e succede nella vita di un uomo stronzetti, prima o poi capita a tutti non crediate, chè lo so che quando lo leggerete direte subito scuotendo quell’inutile testolina che avete “eh no figurati a me mai e poi mai, questo qui è uno sfigato, mica come me che sono l’uomo bionico”). Sé vabbè, rassegnati Robocop che capita anche a te, bastardo. Beh insomma mi guardo allo specchio e realizzo, dolorosamente, che c’ho la panza.
Porca puttana la panza.
Quella proprio da maniglia dell’amore. Oddio, da maniglione antipanico dell’amore. Da corrimano dell’amore. Da montascale mobile a cingoli per carrozzine per disabili dell’amore. Insomma avete capito. E questa cosa mi ha demolito. Porca miseria. Non che non sapessi di averla, anzi, ci convivo già da un po’, ma diciamo che c’eravamo volutamente ignorati. Un po’ come quando porti fuori il cane e non vuoi raccogliere la cacca. Tu sai e lo vedi che la sta facendo, ma fai il sostenuto, fingi di essere occupato, guardi il telefono e poi la lasci lì. Ma spesso capita che sovrappensiero torni nel luogo dell’odoroso misfatto e OPPELA!! la pesti e allora lì per forza diventi cosciente delle attività intestinali del tuo cane. Ecco io ieri ho pestato la mia panza.
Che poi la panza è fenomenologicamente e ontologicamente diversa dalla pancia. Intanto perché la pancia è una roba da donne, è roba da piercing, da gravidanza, da ombelico da cui bere champagne.                                        
La panza invece è da uomo ed è cosa assai diversa dal semplice pleiddino caldo di adipe, è uno stato mentale. La panza è quella cosa che tra l’acqua con meno dello 0,0001% di sodio (che fino a poco tempo fa credevo fosse un’esclamazione blasfema) e la birra in bottiglia di plastica col pratico tappo svitabile ti fa scegliere quest’ultima; è quella cosa che finito di sorbire il caffè ti fa dire al cassiere “scusi, il resto me lo può dare in Smarties?”; la panza è quella cosa che ti fa maledire i più alti perché “beati a loro chè quello che mangiano lo distribuiscono su maggior superficie, ce li avessi io pure cinque o sei centimetri in più”. La panza è quella cosa che tra lo spreco e il “ma che lo finisci tu quello?” ti fa scegliere l’ingestione coatta. La panza è quella cosa che ti autorizza, al mare, a fare il vero tuffo a bomba; è quella cosa che ti fa guadagnare titoli di merito come Panzer, Sancho Panza, Gatto Panzeri, Peter Panz.
La panza ti fa ammirare l’eroica tenacia di un bottone, l’imperturbabile fortezza della cintura e la mente perversa di chi ha concepito le bretelle. La panza è quella cosa che ti fa apprezzare più dalle nonne che dalle nipoti che frequenti. La panza è una dichiarazione di coscienza, circa la rotonda caducità delle cose umane, che si arrendono all’imperfezione e alla vanità di ogni cosa in questo mondo, che del resto è rotondo e non a tartaruga. La panza è il bagagliaio delle nostre speranze, dove riponiamo i buoni propositi di una vita: domani giuro che inizio ad andare in palestra, da domani giuro che faccio tutti i giorni tre serie di addominali, da domani dieta!, domani non resto a mangiare fuori, da domani smetto con la pasta, la birra e i dolci, da domani vado a correre. In perpetuo auspicio di un domani più felice, un domani più radioso, un domani dove essere migliori. Un domani ideale che ci porteremo dietro tutta la vita, perché il domani non muore mai. Come la panza, del resto.

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