Partiamo dal presupposto che il
cinque di Agosto uno non ha un accidente secco da fare. Se poi uno non è
neppure al mare, allora è proprio stronzo. Io rientro felicemente nelle due
categorie. E mentre tutti i miei amici son al mare ad abbronzarsi con il flash
delle foto che si fanno (che vi venga lo scorbuto) io mi devo trovare qualcosa
da fare. Beh, potrei finalmente leggere i tanti libri accumulati nell’inverno,
iniziare a dare un occhio all’università e ai libri per l’esame di Settembre,
tanto per non arrivarci come sempre con le palle al culo, potrei sfondarmi di
attività ginnica, dato che ho la fisicata di un Fruttolo, magari potrei darmi
allo studio del liuto, ad imparare una lingua antica, al merengue, gettarmi a
capofitto nell’elettrizzante mondo del giardinaggio e dell’erboristeria, magari
frequentare un corso di giocoleria, così, in queste giornate di noia, i maroni
me li faccio girare da solo. E invece no. Essendo il Gran Visir del tempo
sprecato, mi sono trovato il passatempo più povero della storia: scofanarmi
tutte le puntate di MasterC hef Italia su Youtube (aleeeeeeeeee!!hop hop uno-due! Tic tac, guarda
come mando a pesche tutta un’estate).
Una roba che sa proprio di miseria,
me ne rendo conto. Ma ohi uno fa quel che può. Poi devo ammetterlo. Io manco
l’avevo mai visto e dato che tutti mi hanno detto che è stato l’evento
televisivo dell’anno (credevo che ad esserlo fosse il premiato ritorno di Pippo
Baudo in televisione, a dispetto dell’opinione dei medici Rai che l’hanno dichiarato
cerebralmente morto) mi sono sentito quasi in dovere.
Dopo un’attenta supervisione posso
dire con tranquillità che il programma mi indispone, ma nello stesso tempo mi
attira. Diciamo che sortisce lo stesso effetto del fazzoletto col moccio: non
mi piace, ma è più forte di me, ogni volta devo aprirlo, come se dentro ci
potessi trovare la pietra filosofale, degli smarties, due linguine allo
scoglio, od un orsetto lavatore.
Intanto prima cosa, non sopporto i
concorrenti. Lo guardo e spero che non vinca nessuno. Prima di tutto perché
porca la vacca in crosta di sale, ci son sempre gli stessi: e la casalinga
frigida che in cucina beve come un lavandino e cerca il riscatto dalla propria
condizione sociale (“perché io cucino come cucino per i miei figli, col cuore
di mamma, ma i giudici devono vedere altro in me”, si, i baffi da film western,
cretina) e il “giovane” di trent’anni che ancora studia ingegneria (30
ANNI???????biondo, trent’anni?????!?!?!? Ma sei sicuro, tutto bene?? Ci stai
mettendo così tanto perché in facoltà non trovi parcheggio??) e la bellina un
po’ diafana che fa solo “bromuoise” e riduzioni di uva fragola, che si salva
sempre per tenere vivo il pubblico maschile e il vecchio o la vecchia
incaturita che è lì perché “a quest’età ho bisogno di un brivido” (guarda per
questo basta che ti siedi su un Calippo). La fiera della maschera popolare.
Manca solo il siciliano con la lupara, il gondoliere orbo d’un orecia e sordo
de n’ocio e Brighella. Ma il migliore è il caso umano di turno: il concorrente
orfano, gobbo, mutilato, depresso, sfigato, malato terminale. Quello che lo fa
“in ricordo di mia nonna, che è morta grattugiata mentre preparava le lasagne”
o per lo zio che “dopo l’incendio alla friggitoria di famiglia se n’è andato,
dorato e croccante. Lo faccio anche per lui”. Giuro un concorrente così mi
manda giù di testa. Che qualunque cosa succede piange. Calci in bocca finchè
non fa notte, davvero.
Poi, riporca di una rivacca in umido,
questi sono chef amatoriali, no? Uno si aspetta che ti preparino robe, non dico
banali, ma perlomeno accessibili. Macchè mai. Ti cacciano fuori della roba:
filetto di cervo marinato col ginepro e foglie di quercia con patate affumicate
e una salsa di rabarbaro mentuccia e vino rosso, cappelletti di anatra e fichi
secchi con ragù vegetale pelle di anitra croccante e mostarda di fichi o ancora
tonno scottato con una cremolate e condito con una maionese al pompelmo. Ma
stiamo scherzando? No vabbè. Posso credere che gente che dice di cucinare nel
tempo libero possa concepire roba del genere? I casi sono due: o hanno un sacco
di tempo libero e allora ok, mi ci metto anche io, sfoglio l’Artusi fino a
morire avvelenato dagli inchiostri della stampa, oppure mettono la roba un po’
così, come si dice, ad orecchio nella speranza che il piatto non abbia il
sapore del sacco dell’umido.
Ma i veri insopportabili sono i
giudici. Signore dammi la pazienza che se mi dai la forza faccio una strage. Mi
sfugge proprio il motivo di umiliare il concorrente. Probabilmente gli autori
gli mettono la maionese nel balsamo e la pasta di acciughe nel dentifricio per
instronzirli così. Nel senso, il piatto fa cagare? Ohi va bene, lo dici,
spieghi l’errore e mandi a posto. C’è bisogno di insultare tutta la famiglia
della parte materna? Roba che io non so come fanno i concorrenti a tener giù le
mani. Ce a me va bene tutto, ma sei fai quei numeri da chiodi lì, con gli
spaghetti ti faccio una cravatta. Quando sputano il cibo, poi, non ci vedo più.
Mia mamma, se tuttora faccio una cosa del genere, mi allunga un paio di
manrovesci ben piazzati, che dopo devo andare all’anagrafe a cambiare l’altezza
sulla carta d’identità. Dicono piaccia proprio per quello. Bah. Fossi in uno
dei concorrenti, alla lunga, non riuscirei a trattenermi dal presentargli in
piatto di risotto marinato tre quattro ore nel mio stomaco. Così ,quando l’annuseranno/
assaggeranno con il musetto tutto corrucciato come di chi si sta levando la
cacca di cane da sotto la scarpa con un bastone, nel commento “sa di merda, fa
schifo” non potranno non essere organoletticamente corretti. Mi chiedo perché
non li armino proprio a sto punto. A Cracco (con quei suoi occhietti piccoli e
vicini da pitbull e che parla come un venditore di alcolici polacco, senza
alcuna coerenza tra contenuto e tono di voce) una scacciacani elettrica, a
Bastianich (che, tra parentesi, gli insulti detti da lui sembrano pronunciati
da un navigatore satellitare dopo un incidente) un bel coltellino a serramanico
per incidere la fronte e a Barbieri (che c’ha pure un gran palato, ma per le
robe che si mette c’avrà un occhio di vetro e l’altro pigro) una bella secchia
di acido per lo sfregiamento.
Che poi, la roba che mi fa più
incazzare (e lo dico da profondo amante della cucina) è che da un po’ di tempo
a questa parte in televisione, e i tre numi tutelari non si smentiscono, si
parla della cucina come fosse un’operazione di trapianto di cuore. La roba più
importante della Terra. Ora a me va bene tutto. Capisco che sia un lavoro
difficile, stressante e faticoso (anche se io al basso, al bullo e al cattivo
farei fare un tre settimane di ferie a raccogliere cocomere, con sto clima
accomodante), ma faccio proprio fatica a credere che la besciamella sia una
delle virtù teologali. Cioè, se viene fa piacere, saperla fare da
soddisfazione, ma raga, ridimensionatevi un pochino. State discutendo, in
definitiva, di come imbiondire l’aglio in camicia, non del bosone di Higgs o
della crisi in Medio Oriente. Ridefiniamo un attimo le priorità della vita
umana perché più che passione diventa feticismo. Per quello la faccia truce o
lo sguardo di ghiaccio che fanno quando assaggiano la roba mi sembra esagerato.
E l’indignazione manesca per un piatto mi sembra immotivata e ridicola, almeno
in queste manifestazioni. Non c’è bisogno, davvero. È pur sempre un piatto di
pasta. Diciamo che ci son cose più complesse e un tantino più degne nella vita,
no? O sono io ad essere limitato? Comunque, nel dubbio:
ingredienti per la besciamella:
latte, burro, farina, sale, noce moscata;
preparazione: mettete in un pentolino il burro, fatelo sciogliere e aggiungete
la farina setacciata facendo cuocere il tutto per qualche minuto, mescolando
continuamente ed evitando di farle prendere colore o farla attaccare; togliete
il pentolino dal fuoco e aggiungete il latte caldo mescolando il tutto con un
cucchiaio di legno. Rimettete quindi il pentolino sul fuoco, fate cuocere a
fiamma bassa finché la salsa comincerà a bollire e aggiungete un pizzico di
sale e un pizzico di noce moscata. Coprite il pentolino con un coperchio e fate
cuocere la besciamella, sempre a fuoco basso, per 15 minuti, mescolando di
tanto in tanto. Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
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