martedì 6 agosto 2013

MASTER CEF

 



Partiamo dal presupposto che il cinque di Agosto uno non ha un accidente secco da fare. Se poi uno non è neppure al mare, allora è proprio stronzo. Io rientro felicemente nelle due categorie. E mentre tutti i miei amici son al mare ad abbronzarsi con il flash delle foto che si fanno (che vi venga lo scorbuto) io mi devo trovare qualcosa da fare. Beh, potrei finalmente leggere i tanti libri accumulati nell’inverno, iniziare a dare un occhio all’università e ai libri per l’esame di Settembre, tanto per non arrivarci come sempre con le palle al culo, potrei sfondarmi di attività ginnica, dato che ho la fisicata di un Fruttolo, magari potrei darmi allo studio del liuto, ad imparare una lingua antica, al merengue, gettarmi a capofitto nell’elettrizzante mondo del giardinaggio e dell’erboristeria, magari frequentare un corso di giocoleria, così, in queste giornate di noia, i maroni me li faccio girare da solo. E invece no. Essendo il Gran Visir del tempo sprecato, mi sono trovato il passatempo più povero della storia: scofanarmi tutte le puntate di MasterC hef Italia su Youtube  (aleeeeeeeeee!!hop hop uno-due! Tic tac, guarda come mando a pesche tutta un’estate).

Una roba che sa proprio di miseria, me ne rendo conto. Ma ohi uno fa quel che può. Poi devo ammetterlo. Io manco l’avevo mai visto e dato che tutti mi hanno detto che è stato l’evento televisivo dell’anno (credevo che ad esserlo fosse il premiato ritorno di Pippo Baudo in televisione, a dispetto dell’opinione dei medici Rai che l’hanno dichiarato cerebralmente morto) mi sono sentito quasi in dovere.

Dopo un’attenta supervisione posso dire con tranquillità che il programma mi indispone, ma nello stesso tempo mi attira. Diciamo che sortisce lo stesso effetto del fazzoletto col moccio: non mi piace, ma è più forte di me, ogni volta devo aprirlo, come se dentro ci potessi trovare la pietra filosofale, degli smarties, due linguine allo scoglio, od un orsetto lavatore.

Intanto prima cosa, non sopporto i concorrenti. Lo guardo e spero che non vinca nessuno. Prima di tutto perché porca la vacca in crosta di sale, ci son sempre gli stessi: e la casalinga frigida che in cucina beve come un lavandino e cerca il riscatto dalla propria condizione sociale (“perché io cucino come cucino per i miei figli, col cuore di mamma, ma i giudici devono vedere altro in me”, si, i baffi da film western, cretina) e il “giovane” di trent’anni che ancora studia ingegneria (30 ANNI???????biondo, trent’anni?????!?!?!? Ma sei sicuro, tutto bene?? Ci stai mettendo così tanto perché in facoltà non trovi parcheggio??) e la bellina un po’ diafana che fa solo “bromuoise” e riduzioni di uva fragola, che si salva sempre per tenere vivo il pubblico maschile e il vecchio o la vecchia incaturita che è lì perché “a quest’età ho bisogno di un brivido” (guarda per questo basta che ti siedi su un Calippo). La fiera della maschera popolare. Manca solo il siciliano con la lupara, il gondoliere orbo d’un orecia e sordo de n’ocio e Brighella. Ma il migliore è il caso umano di turno: il concorrente orfano, gobbo, mutilato, depresso, sfigato, malato terminale. Quello che lo fa “in ricordo di mia nonna, che è morta grattugiata mentre preparava le lasagne” o per lo zio che “dopo l’incendio alla friggitoria di famiglia se n’è andato, dorato e croccante. Lo faccio anche per lui”. Giuro un concorrente così mi manda giù di testa. Che qualunque cosa succede piange. Calci in bocca finchè non fa notte, davvero.

Poi, riporca di una rivacca in umido, questi sono chef amatoriali, no? Uno si aspetta che ti preparino robe, non dico banali, ma perlomeno accessibili. Macchè mai. Ti cacciano fuori della roba: filetto di cervo marinato col ginepro e foglie di quercia con patate affumicate e una salsa di rabarbaro mentuccia e vino rosso, cappelletti di anatra e fichi secchi con ragù vegetale pelle di anitra croccante e mostarda di fichi o ancora tonno scottato con una cremolate e condito con una maionese al pompelmo. Ma stiamo scherzando? No vabbè. Posso credere che gente che dice di cucinare nel tempo libero possa concepire roba del genere? I casi sono due: o hanno un sacco di tempo libero e allora ok, mi ci metto anche io, sfoglio l’Artusi fino a morire avvelenato dagli inchiostri della stampa, oppure mettono la roba un po’ così, come si dice, ad orecchio nella speranza che il piatto non abbia il sapore del sacco dell’umido.

Ma i veri insopportabili sono i giudici. Signore dammi la pazienza che se mi dai la forza faccio una strage. Mi sfugge proprio il motivo di umiliare il concorrente. Probabilmente gli autori gli mettono la maionese nel balsamo e la pasta di acciughe nel dentifricio per instronzirli così. Nel senso, il piatto fa cagare? Ohi va bene, lo dici, spieghi l’errore e mandi a posto. C’è bisogno di insultare tutta la famiglia della parte materna? Roba che io non so come fanno i concorrenti a tener giù le mani. Ce a me va bene tutto, ma sei fai quei numeri da chiodi lì, con gli spaghetti ti faccio una cravatta. Quando sputano il cibo, poi, non ci vedo più. Mia mamma, se tuttora faccio una cosa del genere, mi allunga un paio di manrovesci ben piazzati, che dopo devo andare all’anagrafe a cambiare l’altezza sulla carta d’identità. Dicono piaccia proprio per quello. Bah. Fossi in uno dei concorrenti, alla lunga, non riuscirei a trattenermi dal presentargli in piatto di risotto marinato tre quattro ore nel mio stomaco. Così ,quando l’annuseranno/ assaggeranno con il musetto tutto corrucciato come di chi si sta levando la cacca di cane da sotto la scarpa con un bastone, nel commento “sa di merda, fa schifo” non potranno non essere organoletticamente corretti. Mi chiedo perché non li armino proprio a sto punto. A Cracco (con quei suoi occhietti piccoli e vicini da pitbull e che parla come un venditore di alcolici polacco, senza alcuna coerenza tra contenuto e tono di voce) una scacciacani elettrica, a Bastianich (che, tra parentesi, gli insulti detti da lui sembrano pronunciati da un navigatore satellitare dopo un incidente) un bel coltellino a serramanico per incidere la fronte e a Barbieri (che c’ha pure un gran palato, ma per le robe che si mette c’avrà un occhio di vetro e l’altro pigro) una bella secchia di acido per lo sfregiamento.

Che poi, la roba che mi fa più incazzare (e lo dico da profondo amante della cucina) è che da un po’ di tempo a questa parte in televisione, e i tre numi tutelari non si smentiscono, si parla della cucina come fosse un’operazione di trapianto di cuore. La roba più importante della Terra. Ora a me va bene tutto. Capisco che sia un lavoro difficile, stressante e faticoso (anche se io al basso, al bullo e al cattivo farei fare un tre settimane di ferie a raccogliere cocomere, con sto clima accomodante), ma faccio proprio fatica a credere che la besciamella sia una delle virtù teologali. Cioè, se viene fa piacere, saperla fare da soddisfazione, ma raga, ridimensionatevi un pochino. State discutendo, in definitiva, di come imbiondire l’aglio in camicia, non del bosone di Higgs o della crisi in Medio Oriente. Ridefiniamo un attimo le priorità della vita umana perché più che passione diventa feticismo. Per quello la faccia truce o lo sguardo di ghiaccio che fanno quando assaggiano la roba mi sembra esagerato. E l’indignazione manesca per un piatto mi sembra immotivata e ridicola, almeno in queste manifestazioni. Non c’è bisogno, davvero. È pur sempre un piatto di pasta. Diciamo che ci son cose più complesse e un tantino più degne nella vita, no? O sono io ad essere limitato? Comunque, nel dubbio:

ingredienti per la besciamella: latte, burro, farina, sale, noce moscata;

preparazione: mettete in un pentolino il burro, fatelo sciogliere e aggiungete la farina setacciata facendo cuocere il tutto per qualche minuto, mescolando continuamente ed evitando di farle prendere colore o farla attaccare; togliete il pentolino dal fuoco e aggiungete il latte caldo mescolando il tutto con un cucchiaio di legno. Rimettete quindi il pentolino sul fuoco, fate cuocere a fiamma bassa finché la salsa comincerà a bollire e aggiungete un pizzico di sale e un pizzico di noce moscata. Coprite il pentolino con un coperchio e fate cuocere la besciamella, sempre a fuoco basso, per 15 minuti, mescolando di tanto in tanto. Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

Nessun commento:

Posta un commento