mercoledì 14 agosto 2013

IL FERRAGOSTO DEI CAMPIONI




Ed è arrivato anche Ferragosto. Sarò un sociopatico, ma per me Ferragosto, come festa, sta tra il cagare e il molto cagare. È proprio una non-sense party. Mi gioco la mia retta universitaria (e boia Montessori vi assicuro che è un bel jackpot) se mi sapete trovare anche solo una persona che sappia il motivo di una festa del genere. “Eh ma zio, se sei serio!! Cioè ho stai polleg. Ma si non ha senso ma è ‘na festa così, per divertirsi, per bere. Poi cazzo te ne”. Ma dai pur. Si vede che le feste causano arsura. Ma tanta però. Che poi Ferragosto, ancora più che Capodanno, è la tipica festa della felicità spinta. Del divertimento non facoltativo. Allo scadere della mezzanotte, se non hai stracciato almeno tre volte, non hai rischiato il coma etilico facendoti sette chupiti di antigelo e non hai provato a limonare con un parchimetro, allora per il mondo occidentale la tua vita ha lo stesso spessore della gomma masticata sotto le scarpe. Voglio dire, son così sovversivo se dico che Ferragosto mi sta un po’ sui maroni? Per carità, è un momento per stare tutti insieme, siamo d’accordo. Oddio, proprio d’accordo non saprei. Non è che, a memoria, associ il Ferragosto ad uno dei momenti di più alta comunione sociale. Anzi, se ci penso, il Ferragosto, lo dovessi associare ad un gusto, sa di gin lemon acido, salsiccia e sabbia. Non per forza in quest’ordine.

Salsiccia perché, cascasse il mondo, a Ferragosto si griglia. Cazzo se si griglia. Anche con cinquanta gradi all’ombra. Che poi la carne ai ferri è un classico della dieta mediterranea. Ottima anche per sentirsi freschi. A Ferragosto la gente griglia la qualunque: braciole, coste, costine, coppone, salsiccia, pancetta, petto, filetto, controfiletto, lombata. E questi sono solo gli ingredienti dell’insalatone. La gente griglia proprio con cattiveria, con risentimento. Nei centri commerciali, alla vigilia e all’antivigilia di Ferragosto, sembra di stare a Bedrock. Si lotta per una costina, ci si picchia in testa per l’ultimo petto di pollo con il cestino salvatempo e  il banco carni è assaltato come quel treno per Yuma. Che poi la disgrazia vera, sono le grigliate sociale, quelle organizzate da una decina di pendagli da forca, che invitano un centinaio buono di persone e che sulla “quota-carne” ci fanno una cresta così selvaggia, che a confronto Tanzi era uno che barava al monopoli. Quindi tu, inconsapevole, ci sganci un ventello così, senza neanche passare dal via, per una michetta fiappa, una salsiccia nera e secca, lunga come il pollice di un fabbro distratto, un pezzo di carne con un’evidente crisi d’identità e una birra così calda che, se non fosse che è gasata, crederesti che fosse piscio.

Sabbia perché a Ferragosto, sicuro come l’oro della Regina, il falò in spiaggia è un must, una tassa. Alzi la mano chi a Ferragosto, almeno una volta non ci è mai andato………..FALSI BUGIARDI IGNAVI CHE NON SIETE ALTRO!!!!! Il falò è una roba che si sconta per forza. E ovvio il falò è solo in spiaggia. La spiaggia dei falò è uno di quei luoghi magici che sta tra il leggendario e il “mah boh”.  Il falò è come Las Vegas, e ciò che succede a Las Vegas resta a Las Vegas. Solo che a Las Vegas qualcosa succede davvero, ai falò quasi un cazzo.  Si perché è vero, ai falò vale un po’ il tana libera a tutti, la densità etilica è quella di una distilleria ungherese e il maschio sente all’improvviso il richiamo della foresta. Solo che a ben vedere, una volta che ci sei ti rendi conto che la gente è talmente fuori che non sa distinguere tra il proprio buco del culo e il proprio ombelico, una buona percentuale è già collassata e sta esalando gli ultimi respiri, un’altra percentuale, di inossidabili che non si ubriacano mai, neanche a botte di diserbante, sono impegnati a soccorrere/infierire sui sopracitati ubriachi, e i predatori del falò ci provano selvaggiamente con chiunque (poi la semioscurità aiuta), facendo piangere di rabbia la propria dignità, fino a trovare una disperata che, più di là che di qua, li soddisfi, o al più, un lettino bucato compiacente.

Gin Lemon perché, come avrai intuito, perspicace lettore, a Ferragosto si beve. Cazzo se si beve. I più competitivi già di prima mattina. A mezzogiorno posso fare miscela al motorino pisciando nel serbatoio. Si beve perché si deve bere. Senza se e senza ma. E si beve ovunque. In spiaggia, in discoteca, per strada, a casa. Il free drink diventa una sorta di divinità pagana, invocata ad ogni angolo della strada. E la gente beve beve beve beve, come se la cirrosi epatica fosse solo un punto di vista. E il degrado in breve arriva alle stelle. Gente che straccia anche l’amor proprio, che piscia dappertutto, che tenta il suicidio, che fa a botte con il bidone dell’umido, che si lascia andare ad atti di vandalismo spicci sulle macchine di un parcheggio, compresa la propria. Non per essere esagerati, ma roba che Gomorra sembra un centro ricreativo estivo. Infatti, non so se avete notato, ma il giorno dopo Ferragosto, fenomeno astronomico tutto da studiare, è l’unico giorno dell’anno ad avere la mattina che inizia alle 3 e quaranta del pomeriggio. Ed immancabile c’è poi quello, che, appena sveglio, ti ammorba raccontandoti tutte le prodezze della serata passata. Tu lo guardi, visibilmente rallentato, lui che invece è extrasupermegaeccitatoestimolato, rendendoti conto che prima vedi muoversi la bocca e solo in ritardo arrivano le parole, come in quei film doppiati male. Ed è allora che ti rendi conto di odiarlo. E di farti schifo. Ma più di odiarlo.

Per concludere, vi lascio con una riflessione. Non so per quale congiunzione astrale, ma avete notato anche voi che il giorno di Ferragosto fa sempre abbastanza brutto. A lungo mi sono domandato il perché. Ognuno è giusto che trovi la propria risposta. Io ho trovato la mia. Anche Dio non tollera il Ferragosto.

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