Io non tollero i commessi dei negozi. Una categoria paragonabile ad un’ ulcera professionale. Gente che penso debba aver fatto dei test attitudinali di inettitudine e di odiosità prima di essersi iscritta al prestigioso albo di categoria. Sotto i saldi, poi, come ora, le loro straordinarie doti vengono tutte a galla come in un water. E’ risaputo, infatti, che salvo alcune dorate eccezioni il commesso sta alla voglia di comprare come le piattole carnivore inguinali stanno all’accoppiamento romantico. Un vero e proprio anti-concezionale dello shopping.
IL
SEGUGIO
La
prima categoria di commessi sono i segugi. Ti adocchiano a guardare la vetrina e
vanno subito in fibrillazione. Le pupille si allargano, iniziano ad annusare l’aria
come i maiali da tartufo e camminano nervosamente senza rompere il contatto
visivo. Se disgraziatamente entri, con la presunzione di guardare quel paio di
guanti, solo guardare, non lo vuoi comprare, neanche ti servono i guanti, hai
le dita pelose come quelle dell’uomo di Similaun, pensate per poter scavare per
ore nella neve per fare una buca abbastanza grande da poterci morire dentro,
quindi un paio di guanti ti sono assolutamente inutili, ma li vuoi solo vedere.
Oppure hai appena preso 30 bei calci nel culo all’ultimo esame di sessione, o
magari sei stata lasciata dal ragazzo di turno che ti ha detto: “ non
fagiolina, non ti lascio perché sei grassa, è che la bigamia in questo paese è
proprio vietata. Ti lascio per motivi politici, vedi?! Che se poi ci fermano
non è mica facile convincere la polizia che sei una persona sola e non due,
visto che poi al cinema dobbiamo sempre comprare tre biglietti; e non dire che
il terzo è per i cappotti”. E per questo tu vuoi solo entrare nel negozio, in
silenzio, prendere quella maledetta pancera in ghisa che c’è in sconto, non
scambiare parola con anima viva, pagare e andare a scavare una fossa nella neve
come l’ominide di qualche riga fa. Invece il segugio ti ha visto e appena entri
ti si fionda addosso come una poiana necrofaga.
“Ma
salveeeeee!!” sorrisone smagliante “posso aiutarla?”
“No
guardi” (salivazione azzerata, faccia tirata in una smorfia di morte) “ do solo
un’occhiata!”
Ma
il segugio mica lo convinci. Remissivamente si allontana, ma solo per tornare
alla carica. Ti osserva con la coda dell’occhio. Finge di riordinare qualche
scaffale, sempre più vicino a te, continua a guardarti con la coda dell’occhio
e prova a trattenere l’acquolina della bocca che gli fa lasciare dietro di se
una scia come le lumache. Se poi il cliente persevera nell’autogestione, si
rifugia dietro la cassa, fingendo calcoli inutili, preso da una crisi di
iperventilazione. Prova disperatamente ad intromettersi nei tuoi acquisti
“Sta
cercando le pancere? No perché le trova nel terzo scaffale lì a destra. Poi guardi
se vuole un bel prodotto, abbiamo in offerta questo mese il modello Vajont, la
pancera per bacini idrografici. Con tanti colori! Oppure trova anche quelle
termoriscaldate poco più in là per l’addome freddoloso..” (sorriso da barracuda)
“No
guardi, davvero, non ho bisogno di niente, sono a posto così.”
Comincia,
allora, per l’ansia, a battere il tempo con i tic nervosi della faccia.
Rapido
consiglio: se riuscite a comprare qualcosa senza il suo aiuto, evitate di
tornare in quel negozio in futuro. Per allora i segugio avrà ordinato un set da
25 di tagliole a doppia lama per la caccia all’orso bruno. L’avete fregato una
volta, basta e avanza.
L’ESPERTO
L’esperto
è il commesso che fa il commesso, ma in realtà avrebbe dovuto avere una
cattedra e un corso specialistico all’università. Sa tutto di ciò che volete e
ha la missione di farlo sapere anche a voi. Se chiedete una crema corpo, magari
per un regalo, vi spiega l’etimologia della parola crema, si profunde nell’elencazione
delle differenze tra una crema e un latte corpo, ve ne spiega la composizione
chimica, il metodo applicativo, e vi intrattiene sulle doti organolettiche del
patchouli ( perché, se il regalo riguarda la cosmesi, è sempre al patchouli) e
il suo ruolo storico nell’emancipazione della donna in Sud America. Sottocategoria
dell’esperto è il tecnico. Ecco un breve scambio verbale (NB: il tecnico è l’uomo
più scorbutico e indisponente dell’intero globo terracqueo; le sue parti
andranno lette di conseguenza).
“Salve,
vorrei un chiodo”
“Eeeeeeeeh,
un chiodo”
“Si,
guardi, un chiodo”
“
Ma che chiodo?”
“UN
chiodo per attaccare UN quadro ad UN muro.”
“Eh
beh, ma che muro non perché sa in base alla parete bisogna decidere la
lunghezza, il diametro..”
“Guardi,
non lo so, è un muro come gli altri, senza pretese. Se lo metti da qualche
parte quello sta lì fermo, non parla, non sporca, non fa domande. Anzi le dirò,
in questo momento mi manca persino il mio muro!”
“Eh
ma così non è mica facile. Mmm..dovrei averlo davanti per consigliarle bene.. vabbè..
cosa ci deve attaccare?”
“Un
quadro”
“Eh,
ma che quadro”
“Il
mio”
“No,
voglio dire, cosa c’è rappresentato?”
“Ma
scusi, ma a lei che cosa frega?!”
“Eeeeeeh
ma vede.. io mica posso venderle un chiodo così a caso. Sa se il quadro è
vecchio ci vuole un chiodo di tradizione. Se è un quadro moderno ci vuole un
chiodo al passo coi tempi. Se è un quadro surrealista ci vuole un chiodo che in
realtà è una pipa che in realta questa non è una pipa. Vabbe..ma mi dica.. che
cornice ha::”
Insomma,
morale della favola, nello stesso negozio acquisti tre quintali e quattro di
forattini, due sacche di palta e dell’intonaco, una veduta di Venezia del
Canaletto, battuta all’asta per 200 000 euro, una cornice in legno dorato e
bronzo a motivi fitomorfi e il chiodo più banale della terra, che se ne
compravi altri tre, pensi, ti potevi crocifiggere e risparmiavi tempo.
TO BE CONTINUED
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