lunedì 7 gennaio 2013

IO NON TOLLERO GERARD DEPARDIEU


Foto : Ansa 


Io non tollero Gerard Depardieu. O meglio da qualche giorno Gerardijli Depardioskevic. Stato civile sulla carta d’identità compagno tovarish. Si perché il canappone più amato d’oltralpe, ha pensato bene, nel fuoco incrociato di tasse, Maya, crisi e rating, di diventare russo! Alèèèè!
Non che ci sia niente di male, intendiamoci. Non ho niente contro i russi o la Grande Madre Russia, terra di dittatori a noi cinematrograficamente cari (Stalin sembra Peppone e Putin sembra Timon del Re Leone),delle donne più belle del mondo accompagnate da uomini scandalosamente brutti e gonfi, degli scrittori dai nomi simili a targhe di automobili e dell’autocombustione per ingestione eccessiva da alcool. Se il gallico Gerardone vi si fosse trasferito perché curioso di vedere l’influenza della vodka sul conteggio delle probabilità nel gioco della roulette russa, capirei. Ma il mandrillo d’Orleans si è scoperto sovietico da quando ha scoperto il regime tributario sovietico: un bel 13% di imposta, sul reddito, qualunque esso sia! A Gerry non gli è sembrato vero! Praticamente, che tu possegga una casa classificata per metratura come “Piazza Rossa” o che dividi con altre cinque persone un ombrello e 150 metri di carta igienica fa lo stesso! 13 per cento per tutti!! Altrochè libertè egualitè e voulevu patè!!
Inviata la richiesta di cittadinanza, Putin, che in Russia, da solo, ricopre la carica di Presidente, di first lady e di Eto’o nell’Anzi Machackala (ma in quell’occasione è sotto copertura), ha aperto le frontiere  con un arabesque diplomatico che a confronto Rudol’f Nuriev sembra uno di quegli oranghi allo zoo a cui hanno insegnato a chiedere le noccioline con le mani.
E così il francese è diventato russo. Roba che neanche Google traduttore. Alla faccia del proverbiale isolazionismo russo. Quando Gorbacev l’ha saputo, gli son venute le scalmane per l’eccitazione ed è ormai da tre giorni che ha lasciato la propria dimora, completamente nudo, fischiettando la Marsigliese (We miss you Michail). La cosa che non tollero è proprio questa. Il cambio per convenienza.  Due paesi, che fino a ieri ce l’hanno menata perché come son patriottici loro solo loro, perché i nostri martiri della patria sono più martiri della patria dei vostri e perché ai nostri veterani mancano più pezzi che ai vostri, adesso misurano la cittadinanza con il modulo del 7 40.
In un momento in cui tutti i sacrifici sono apprezzati e apprezzabili e in cui c’è gente messa decisamente peggio, che per le tasse fa davvero fatica a vedere l’alba del 27, invece di mostrare un po’ del nerbo di importazione di cui tanto vi vantate e di dare l’esempio, machemai, fai su le tue robe, ti alzi e a cavallo di una gigantesca lumaca te ne vai via, lentissimamente, stile “Se vedemu besughi!!”. Roba che se al mondo ci fosse un po’ di giustizia ti troveresti alla dogana, pieno di vodka come un materasso ad acqua, Ivan Drago e Lenin, anche lui pieno, ma di lanina vergine come un divano in pelle della Foppapedretti ( che diventa anche letto matrimoniale all’evenienza), tutti e due pronti a darti un bel calcio nel cirillico.
Cosa che non tollero: poco dopo l’arrivo in Russia, sembra che Depardieu abbia già avuto l’idea di fare un film autobiografico. E’ la storia di un grande artista, dall’animo libero e viaggiatore, che però è perseguitato da un esattore delle tasse che non gli da tregua. La storia di una grande fuga insomma. Negli ambienti gira già il titolo: “Sulle ali(quote) della libertà”.

I.N.T. GERARD DEPARDIEU

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