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Io non tollero Gerard Depardieu. O meglio da qualche giorno Gerardijli Depardioskevic. Stato civile sulla carta d’identità compagno tovarish. Si perché il canappone più amato d’oltralpe, ha pensato bene, nel fuoco incrociato di tasse, Maya, crisi e rating, di diventare russo! Alèèèè!
Non
che ci sia niente di male, intendiamoci. Non ho niente contro i russi o la
Grande Madre Russia, terra di dittatori a noi cinematrograficamente cari
(Stalin sembra Peppone e Putin sembra Timon del Re Leone),delle donne più belle
del mondo accompagnate da uomini scandalosamente brutti e gonfi, degli
scrittori dai nomi simili a targhe di automobili e dell’autocombustione per
ingestione eccessiva da alcool. Se il gallico Gerardone vi si fosse trasferito perché
curioso di vedere l’influenza della vodka sul conteggio delle probabilità nel
gioco della roulette russa, capirei. Ma il mandrillo d’Orleans si è scoperto
sovietico da quando ha scoperto il regime tributario sovietico: un bel 13% di
imposta, sul reddito, qualunque esso sia! A Gerry non gli è sembrato vero!
Praticamente, che tu possegga una casa classificata per metratura come “Piazza
Rossa” o che dividi con altre cinque persone un ombrello e 150 metri di carta
igienica fa lo stesso! 13 per cento per tutti!! Altrochè libertè egualitè e
voulevu patè!!
Inviata
la richiesta di cittadinanza, Putin, che in Russia, da solo, ricopre la carica
di Presidente, di first lady e di Eto’o nell’Anzi Machackala (ma in quell’occasione
è sotto copertura), ha aperto le frontiere con un arabesque diplomatico che a confronto
Rudol’f Nuriev sembra uno di quegli oranghi allo zoo a cui hanno insegnato a
chiedere le noccioline con le mani.
E
così il francese è diventato russo. Roba che neanche Google traduttore. Alla
faccia del proverbiale isolazionismo russo. Quando Gorbacev l’ha saputo, gli
son venute le scalmane per l’eccitazione ed è ormai da tre giorni che ha
lasciato la propria dimora, completamente nudo, fischiettando la Marsigliese (We miss you Michail). La cosa che non tollero è proprio questa. Il cambio per
convenienza. Due paesi, che fino a ieri
ce l’hanno menata perché come son patriottici loro solo loro, perché i nostri
martiri della patria sono più martiri della patria dei vostri e perché ai nostri veterani mancano più pezzi che ai vostri, adesso misurano la cittadinanza con il
modulo del 7 40.
In
un momento in cui tutti i sacrifici sono apprezzati e apprezzabili e in cui c’è
gente messa decisamente peggio, che per le tasse fa davvero fatica a vedere l’alba
del 27, invece di mostrare un po’ del nerbo di importazione di cui tanto vi
vantate e di dare l’esempio, machemai, fai su le tue robe, ti alzi e a cavallo
di una gigantesca lumaca te ne vai via, lentissimamente, stile “Se vedemu
besughi!!”. Roba che se al mondo ci fosse un po’ di giustizia ti troveresti
alla dogana, pieno di vodka come un materasso ad acqua, Ivan Drago e Lenin,
anche lui pieno, ma di lanina vergine come un divano in pelle della
Foppapedretti ( che diventa anche letto matrimoniale all’evenienza), tutti e
due pronti a darti un bel calcio nel cirillico.
Cosa
che non tollero: poco dopo l’arrivo in Russia, sembra che Depardieu abbia già
avuto l’idea di fare un film autobiografico. E’ la storia di un grande artista,
dall’animo libero e viaggiatore, che però è perseguitato da un esattore delle
tasse che non gli da tregua. La storia di una grande fuga insomma. Negli ambienti
gira già il titolo: “Sulle ali(quote) della libertà”.
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