Oh
santo cielo. Gli esami, di nuovo. Non ci posso credere. Mi sembrava ieri l’ultimo
disperato generale che ho dato, mi sono appisolato un secondo sul divano
durante le prove libere del Gran Premio e sbam! È già ora di parzali. Eccheppalle
però!! Che poi per queste cose io sono pessimo. Non so proprio organizzarmi o
calendarizzare i miei impegni. Rimando, procrastino, posticipo. Poi arriva un
momento, fateci caso, in cui si supera la “sottile linea d’ansia” e ci si rende
conto di non aver fatto una bega fino a quel momento: voglio proprio vedere
come le ripeti 18.487.534 pagine in cinque giorni, idiota. Mi odio. In quei
momenti vorrei picchiarmi con un ferro da stiro. In questi casi le
alternative sono due. O si va a dormire lungo i binari della stazione
aspettando l’arrivo del direttissimo per Roma Ostiense in modo da assicurarsi
una vita da tartare, oppure si va in biblioteca. Ora, io non tollero la
biblioteca dell’università. Intanto perché tu ci arrivi, sotto periodo esami, e
sembra un centro d’accoglienza per cittadini immigrati. Una bolgia incredibile. Secondo me della gente
si mette in coda anche se non sa per quale motivo. Ho incontrato uno
che credeva di essere in fila per entrare ad un rave, due che pensavano fosse
la fila per il Katun e una dozzina di suore dirette a Medjugorje che avevano
sbagliato strada. E va beh. Dopo un’ora e un quarto uno entra, a fatica trova
un posto e inizia a studiare. Oddio, in realtà, appena entri scatta la “sindrome
da biblioteca”. Ti guardi intorno e hai la sensazione incrollabile di essere
quello che è più indietro nello studio, che ha studiato meno degli altri, che
ha studiato peggio degli altri e che sa meno degli altri. Del resto è normale sentirsi un peto di lumaca,
quando vedi gente intorno a te che ha addosso due dita di polvere e la sempre
cara mi fu quest’erma gobba da studio. A fine
giornata loro hanno letto due volte il libro, l’hanno riassunto, ne hanno
ricavato un gruppo di slides, l’hanno recensito e hanno preso un caffè con l’autore,
mentre tu hai appena finito di scegliere quali evidenziatori userai.
Che
poi, il fatto che in biblioteca si studia di più è una credenza come quella del coniglio pasquale. Perché salvo tu non abbia le capacità di concentrazione
e raccoglimento di un monaco tibetano, la biblioteca è il luogo delle diecimila
distrazioni. Innanzitutto, appena sei in biblioteca, qualunque cosa diventa più
interessante del libro che devi leggere. Inizi a guardarti le mani ( “ma ho
sempre avuto l’indice a forma di wurstel?”), analizzi il funzionamento
meccanico della tua penna, resti affascinato dalla forma strana del naso di
quello davanti (“ ma quello ha dormito con una fresa da falegname sulla
faccia per avere un naso così o a starnutito sopra il frullatore acceso?”).
Tutto diventa fonte di infinita meraviglia. E poi, non fai a tempo a sederti
che con cadenze regolari il tuo studio è interrotto alternativamente da una
pausa caffè o da una pausa sigaretta, ogni volta con persone diverse. A fine
giornata hai bevuto così tanti caffè da esser diventato nervoso come un campo
minato e hai fumato così tante sigarette che il comune ti ha obbligato a circolare
solo i giorni pari. E a domanda: "E con lo studio?" rispondi prontamente:
"E' al piano di sotto, ma mio padre lo sta ristrutturando, ci vorremmo ricavare una camera per gli ospiti.
I.N.T
LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA
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