(esempio di inevitabile imbolsimento, tratto da www.spetteguless.it)
Anche questa
sessione di esami è finita, lasciando un vuoto e una stanchezza da lavanda
gastrica. Mi è rimasto più o meno quel sapore in bocca, di succo gastrico,
risotto alla milanese e colazione. Che bella immagine eh? Però è la verità. E per
la mia media questa sessione è stata paragonabile ad un’aggressione di un
criminale tossicodipendente nelle periferie di Bucarest. Dopo una settimana di
regressione animale, essendomi accorto del degrado corporale raggiunto, mi sono
andato a fare la doccia, che lo scarso utilizzo in queste settimane, coniugato
alla durezza dell’acqua milanese, che più che acqua, da questo punto di vista,
sembra ghiaia, avevano reso simile alle Grotte di Frasassi. Dopo aver costretto
alla fuga una comitiva di asiatici che si stavano facendo le foto sotto la
cornetta della suddetta doccia, mi ci sono messo sotto e giù di raschia e
sapone. È stato come togliere la corteccia ad un albero. Completata l’abluzione,
sono uscito in accappatoio, mi sono asciugato e ho dato un’occhiata distratta
allo specchio accanto a me. E lì ho avuto l’epifania
del porca vacca. Non è un bel momento quando succede nella vita di un uomo
(e succede nella vita di un uomo stronzetti, prima o poi capita a tutti non
crediate, chè lo so che quando lo leggerete direte subito scuotendo quell’inutile
testolina che avete “eh no figurati a me mai e poi mai, questo qui è uno
sfigato, mica come me che sono l’uomo bionico”). Sé vabbè, rassegnati Robocop
che capita anche a te, bastardo. Beh insomma mi guardo allo specchio e
realizzo, dolorosamente, che c’ho la panza.
Porca puttana la
panza.
Quella proprio
da maniglia dell’amore. Oddio, da maniglione antipanico dell’amore. Da corrimano
dell’amore. Da montascale mobile a cingoli per carrozzine per disabili dell’amore.
Insomma avete capito. E questa cosa mi ha demolito. Porca miseria. Non che non
sapessi di averla, anzi, ci convivo già da un po’, ma diciamo che c’eravamo
volutamente ignorati. Un po’ come quando porti fuori il cane e non vuoi
raccogliere la cacca. Tu sai e lo vedi che la sta facendo, ma fai il sostenuto,
fingi di essere occupato, guardi il telefono e poi la lasci lì. Ma spesso
capita che sovrappensiero torni nel luogo dell’odoroso misfatto e OPPELA!! la
pesti e allora lì per forza diventi cosciente delle attività intestinali del
tuo cane. Ecco io ieri ho pestato la mia panza.
Che poi la panza
è fenomenologicamente e ontologicamente diversa dalla pancia. Intanto perché la
pancia è una roba da donne, è roba da piercing, da gravidanza, da ombelico da
cui bere champagne.
La panza invece
è da uomo ed è cosa assai diversa dal semplice pleiddino caldo di adipe, è uno stato mentale. La panza è quella cosa
che tra l’acqua con meno dello 0,0001% di sodio (che fino a poco tempo fa
credevo fosse un’esclamazione blasfema) e la birra in bottiglia di plastica col
pratico tappo svitabile ti fa scegliere quest’ultima; è quella cosa che finito
di sorbire il caffè ti fa dire al cassiere “scusi, il resto me lo può dare in
Smarties?”; la panza è quella cosa che ti fa maledire i più alti perché “beati
a loro chè quello che mangiano lo distribuiscono su maggior superficie, ce li
avessi io pure cinque o sei centimetri in più”. La panza è quella cosa che tra
lo spreco e il “ma che lo finisci tu quello?” ti fa scegliere l’ingestione
coatta. La panza è quella cosa che ti autorizza, al mare, a fare il vero tuffo
a bomba; è quella cosa che ti fa guadagnare titoli di merito come Panzer,
Sancho Panza, Gatto Panzeri, Peter Panz.
La panza ti fa
ammirare l’eroica tenacia di un bottone, l’imperturbabile fortezza della
cintura e la mente perversa di chi ha concepito le bretelle. La panza è quella
cosa che ti fa apprezzare più dalle nonne che dalle nipoti che frequenti. La panza
è una dichiarazione di coscienza, circa la rotonda caducità delle cose umane,
che si arrendono all’imperfezione e alla vanità di ogni cosa in questo mondo,
che del resto è rotondo e non a tartaruga. La panza è il bagagliaio delle nostre speranze, dove riponiamo i buoni propositi
di una vita: domani giuro che inizio ad andare in palestra, da domani giuro che
faccio tutti i giorni tre serie di addominali, da domani dieta!, domani non
resto a mangiare fuori, da domani smetto con la pasta, la birra e i dolci, da
domani vado a correre. In perpetuo auspicio di un domani più felice, un domani
più radioso, un domani dove essere migliori. Un domani ideale che ci porteremo
dietro tutta la vita, perché il domani
non muore mai. Come la panza, del resto.
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