Torno adesso alla tastiera dopo
due esami in due giorni e sapendo che me ne aspettano altri due. Della serie,
questo si che è un incentivo a svegliarsi la mattina. L’unico momento bello è
quella manciata di secondi di assoluta incoscienza, in cui non ricordi che
esami devi dare, quando li devi dare e che università stai frequentando. Devo
dire che da questi ultimi due sono uscito abbastanza provato; alla domanda di
mia madre: “beh, allora, come sono andati dai?” vi dico solo che ho risposto
“ohi mamma, diciamo che a Pearl Harbor hanno avuto mattinate più difficili”.
Ok. Momento vittima sacrificale
terminato. Ora arrivo al sodo: io non tollero in modo più assoluto gli avvoltoi
da esame. Sono quelli, li avrete sicuramente presente, che durante gli esami
orali si siedono subito dietro di te e il professore e si ascoltano tutta
l’interrogazione. Maledetti impiccioni. Si mettono lì, appollaiati come delle
poiane necrofaghe e aspettano di banchettare con le carcasse degli esaminandi.
Ora, tu sei in quella aula da sedici ore perché il tuo cognome è Zuzuzzu, hai
fatto un conteggio delle domande fatte che sapevi e non sapevi e hai deciso
che, quando ti chiama, giri la ruota e speri che esca la Caverna, hai la
salivazione azzerata per aver masticato tre chili e sette di gomme, a forza di
mangiarti le unghie sei arrivato ai gomiti, il libro di testo, per le volte che
l’ hai sfogliato in queste ore, ha preso fuoco, appena ti chiamano ti viene una
cacca di magnitudo 7.8 e in tutto questo devi anche dare spettacolo. La scena muta
in eurovisione. Ma mangiatevi un insalatona di ortiche, bastardi. Subito dopo
che ti sei seduto senti già il loro respiro pesante e gli occhi che ti guardano
la nuca. Sembrano quei sadici che vanno a vedersi le esecuzioni sulla sedia
elettrica “ma solo perché mi piace sentire l’odore di bruciatino” e lo dicono con l’acquolina alla bocca. Come se non bastasse, appena viene formulata la
domanda, mentre tu ti arrabatti a mettere insieme qualcosa di ascoltabile,
quelli hanno già iniziato a scartabellare tutto il materiale che hanno e
parlottano tra di loro. Certi hanno pure il coraggio, mentre ti ascoltano, di
fare apprezzamenti sulla tua risposta e di fornirne una loro propria personale,
attraverso sbuffi e suoni inarticolati che vogliono dire “ma dai!! Io la so!! È
così facile, magari l’avessero chiesta a me…ma no, non devi citare quello, ti
pare.. ecco lo sapevo e ora? Ti sei incartato da solo. Se vabbè, se questo
prende più di venti io merito la laurea ad honorem”. I peggio sono quelli che,
non contenti del teatrino, se il professore fa una battuta, ridono, alle tue
spalle in tutti i sensi. Per la serie, Kim Jong-un non ci sei mai quando servi.
Io, personalmente, vorrei
allertare questa gente qui. State attenti che io ho una memoria fotografica
micidiale. Da oggi, se voi assistete ai miei esami, io vi giuro che vi pedinerò
tutte le volte che andrete in bagno e vi farò da pubblico non pagante, mentre
provate a fare la pipì o la cacca. Vi avviso. Non vi lascerò tregua. Ad ogni
ora del giorno e della notte mi avrete dietro di voi a commentare la vostra
mira o a tenere il tempo dello sforzo con un tamburo, gridando: “Spin-gi!
Spin-gi! Spin-gi!”. Magari voi prenderete più di me agli esami, ma io vi posso
assicurare che vi faccio venire un’occlusione intestinale che quando vi stappano la bomba Maradona,
a confronto, sembrerà uno sbadiglio a bocca chiusa.
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